Negli ultimi anni si parla moltissimo di Pilates.
I corsi si moltiplicano e le sfumature con cui viene proposto il metodo diventano sempre più "creative".
Matilde Demarchi, fondatrice dell'Associazione Arkè, ci racconta come è avvenuto il suo incontro con il Pilates.
La scuola a quei tempi era un luogo quasi mistico per noi giovani danzatori e quando Martha compariva nelle sale durante una lezione, l'energia, la tensione e l'emozione diventavano palpabili e vibranti.
Era un giorno caldissimo, nella sala al piano terra dove le radici di un albero dal giardino si erano insinuate fino all'interno dello stabile; si respirava un'aria calda e umida, al pianoforte il musicista accompagnatore stava eseguendo un ¾ per i "triplets" e la lezione era ormai giunta alla terza fase "across the floor".
Si partiva a coppie ed ecco una nuova traversata, il passo con cui inizia una famosa sezione di "Act of light"... la coppia davanti è partita, ora tocca a me ed alla mia compagna... e... una chiazza di sudore sul pavimento ... un attimo... sono a terra! Scivolata come il famoso e proverbiale "sacco di patate".
La lezione si fermò, il pianoforte tacque e per un attimo il mio unico desiderio fu che le radici dell'albero mi catturassero per trascinarmi nel più profondo sottosuolo. Pochi minuti dopo mi trovai nell'ufficio della direzione con una donna che con modi gentili ma determinati mi disse che non potevo studiare nella scuola di "Martha Graham" se le mie condizioni di efficienza fisica si rivelavano così scarse e problematiche da farmi cadere a terra senza controllo.
Con il mio, allora rudimentale inglese, cercai di spiegare alla signora che ero scivolata su una chiazza di sudore, lasciata da qualche studente particolarmente "umido" ma non sembravano esserci spiegazioni sufficienti, la scuola non poteva accettare studenti fisicamente non preparati!
Dopo un quarto d'ora di intenso sforzo per richiamare alla memoria tutto il mio vocabolario anglosassone ed implorare una soluzione, la impassibile signora probabilmente si fece un po' impietosire o forse i miei tentativi linguistici erano così terribili che trovò la soluzione e pur di liberarsi di me mi disse:" va bene le darò la possibilità di continuare a frequentare la scuola ma lei dovrà seguire un programma di "Pilates", ecco qui l'indirizzo di Robert Fitzgerald, le fisso il primo appuntamento per domani pomeriggio dopo la lezione".
Il giorno successivo, dopo la classe pomeridiana, di buona lena ma già piuttosto provata dalle quotidiane fatiche, attraversai Central Park alla ricerca dello studio di Robert Fitzgerald, l'ultimo tratto di strada, peraltro in discesa mi sembrò interminabile, le mie gambe sembravano pesantissime.
Entrai e mi accolse Robert, gentilissimo e cordiale, il mio stato d'animo era un misto di timore (pensai che si trattasse di uno studio medico dove mi avrebbero inflitto impensabili torture con trazioni, iniezioni o altre terribili invenzioni a me sconosciute) curiosità e totale incapacità di immaginare e tradurre il significato della parola "Pilates".
Robert mi osservò in piedi, e dopo avermi esaminato dettagliatamente, guardandomi negli occhi mi disse "you are too fat!" i 52 kg. erano effettivamente troppi per la mia struttura ossea.
Dopo quel primo incontro, in cui mi insegnò alcuni esercizi che mi fece eseguire molto lentamente, controllando i dettagli di ogni posizione ed ogni ispirazione ed espirazione in relazione ai movimenti. Tornai verso casa e ripercorrendo la strada verso Central Park quella interminabile discesa che sul ritorno divenne salita mi sembrò di poterla percorrere con un nuovo paio di gambe, più forti ma leggere e sicure.
Da quel giorno frequentai regolarmente lo studio di Robert Fitzgerald ma scoprì solo molto più tardi che egli era il personal trainer di Martha Graham e che il suo studio fu uno dei primi e più conosciuti centri Pilates al mondo." Da allora il mio modo di stare in piedi, di camminare, di danzare e di vivere è completamente cambiato grazie al Pilates e grazie a Robert Fitzgerald.